Calabona, silenzio assenso? Ma anche no!

L’autorizzazione per la costruzione di un nuovo palazzo a cinque piani a due passi dal mare, a Calabona, ha scatenato un putiferio in città. Alcuni cittadini, così come le Associazioni ambientaliste, lamentano un danno paesaggistico. Altri, forse ammaliati dal miraggio di un “lavoro” che terrà occupata una piccolissima parte della esorbitante percentuale di disoccupati della città che poi ricadranno inesorabilmente nel baratro della disoccupazione, si schierano apertamente a favore.

Ad Alghero, da sempre, questo sembra essere lecito, visto che per anni si è fatto credere che un’economia può sopravvivere solo grazie al mattone, facendo diventare i ricchi sempre più ricchi e costringendo i poveri a vivere alla giornata “di lavoro”. Non può essere lecito però che chi ha il dovere di dettare le regole attraverso uno strumento certo come il PUC, alla prima occasione e nel marasma più totale, si schieri con una propria opinione personale a favore o contro un’opera come un qualsiasi cittadino, cittadino cui proprio il politico dovrebbe, al contrario, dare certezze seguendo regole certe.

E’ di pochi giorni fa, infatti, l’attacco portato da un membro del Partito dei Sardi, oggi in maggioranza, per supposti atteggiamenti di favore ad un parente di un esponente di FI e, indirettamente, contro l’Amministrazione comunale stessa, rea di aver concesso il lasciapassare. (Leggi)

In mezzo a questo caos, attraverso il nostro accesso agli atti e ad una attenta analisi degli stessi dunque vogliamo dare delle certezze ai cittadini e, soprattutto, a quei politici che hanno governato negli ultimi vent’anni e che ancora oggi cascano dal pero.

Lo studio della documentazione, da una prima analisi degli aspetti formali dimostra già alcuni errori procedimentali. Ad esempio, il provvedimento finale parrebbe firmato impropriamente. Tale documento infatti non porta la firma del dirigente ma di un suo delegato. Non ci sarebbe nulla da eccepire se non fosse che la delega di “firma” da parte del dirigente verso il funzionario è scaduta il 25 ottobre (Leggi), circa venti giorni prima dell’emanazione del provvedimento autorizzativo del 15 novembre (Leggi).

Analizzando poi l’autorizzazione edilizia, si evince che la stessa è stata emessa a seguito di una conferenza dei servizi cui sono stati invitati tutti gli Enti che, a diverso titolo, avrebbero dovuto esprimere un parere sul progetto. Leggiamo però nel testo stilato dal comune che “non sono pervenuti pareri e/o determinazioni da parte delle amministrazioni invitate, i cui pareri sono pertanto da considerarsi favorevolmente acquisiti”: la pratica in sostanza è dunque passata grazie al cosiddetto “silenzio assenso”.

Quanto sopra scritto, incredibilmente, è stato smentito però dal Servizio Tutela del Paesaggio di Sassari, servizio che esercita la funzione autorizzatoria in materia di paesaggio e che in una nota del 27 novembre (Leggi) ha dichiarato: “al silenzio di questo ufficio non può essere attribuito il significato di assenso alla proposta progettuale”, questo a causa della mancata notifica delle integrazioni richieste che, in parole povere significa che tale Ente ancora attende dei documenti dal comune. La nota poi si conclude così: “Tanto si comunica per gli eventuali provvedimenti che codesto sportello [il Comune di Alghero, ndr] riterrà opportuno adottare, anche in sede di autotutela”. Tutto ciò senza entrare nel merito delle interpretazioni della normativa urbanistica e paesaggistica vigente.

Quindi, in attesa del parere paesaggistico mancante e di un dovuto approfondimento degli aspetti urbanistici, l’Ente, tra le righe, sembrerebbe suggerire al Comune la possibilità di sospendere questa pratica edilizia in autotutela.

Chiariti dunque tutti gli enigmi ai politici con una semplice lettura degli atti, non possiamo non porci quelle domande che un qualsiasi cittadino, a questo punto, si sta ponendo: Ma è possibile che l’Amministrazione comunale non sia stata in grado, come noi, di leggere gli atti? Ma è possibile che l’assessore Balzani, delegato dalla stessa, e nonostante la lettera del 27 novembre da parte dell’Ufficio Tutela, solo tre giorni dopo abbia sostenuto pubblicamente in una nota stampa che “non c’era motivo per non rilasciare quella concessione”?

Alla luce dei dati acquisiti dunque crediamo che chi governa la città debba prendere immediatamente dei provvedimenti sospendendo, in regime di autotutela, il procedimento con l’intento di tutelare l’Amministrazione e gli interessi della stessa in considerazione anche del fatto che è stata presentata un’altra richiesta per la costruzione di un nuovo palazzo a pochi metri da quello in oggetto. Questo provvedimento eviterebbero di far incorrere in successivi atti che lederebbero gli interessi generali e potrebbero aprire a contenziosi legali a carico, come al solito, delle casse comunali ovvero di tutti noi cittadini.

Per il resto che dire: dopo questa ennesima “tragedia” non possiamo non chiederci come, i cittadini Algheresi tutti, continuino a dare fiducia agli stessi politici da anni senza rendersi conto che il vero problema, ad Alghero, non è un ipotetico palazzo a cinque piani ma sono, purtroppo, proprio i politici da loro votati.