Io lascio fare a te ma tu lascerai fare a me

Finalmente ad Alghero, con l’affaire Punta Giglio, abbiamo sdoganato il concetto di bene pubblico protetto e tutelato a favore dello sfruttamento privatistico a favore dei più sagaci e furbi.

Finalmente, con azioni fuori da ogni logica di bene comune, i nostri amministratori con a capo il Sindaco, il Presidente del Parco dei Porci (così rinominato per la presenza sovrabbondante di cinghiali) e con le meticolose attenzioni del Direttore, hanno levato la maschera e dimostrato la loro totale inettitudine nel gestire un Parco regionale e i suoi siti di tutela speciale.

Ovviamente siamo volutamente ironici di fronte all’abdicazione del controllo e della gestione dei siti che le istituzioni sono chiamate a tutelare.

Infatti accade che i sistemi di illuminazione notturna si notano da chilometri, cosa che sembrerebbe contravvenire le basilari norme previste per i siti Natura 2000. Per accogliere più tipologie di persone è stato eliminato il divieto di portare con sé animali domestici. I mezzi elettrici vanno su e giù a tutte le ore del giorno, recando disagi a chi cammina lungo il sentiero e rendendo asfittica la vegetazione per i gran polveroni che sollevano al loro passaggio, ma nelle ore buie il disturbo per la fauna selvatica è palese.

Ci sono immagini e video che mostrano l’addomesticamento e la somministrazione di cibo agli animali selvatici, cosa in teoria assolutamente vietata.

Facciamo pertanto un plauso (ironico) ai succitati amministratori e, a questo punto per par condicio, ci aspettiamo che il faro di Capo Caccia sia dato in gestione a sagaci imprenditori sponsorizzati dall’altra forza politica che negli ultimi trent’anni si è alternata al potere, per la solita logica del “io non disturbo te ma poi tu non disturbare me”.

La nostra speranza è quella di essere smentiti dai fatti, con azioni di controllo serie e continuative da parte delle istituzioni che dovrebbero tutelare un bene prezioso.

Portavoce nel Consiglio comunale di Alghero del Movimento 5 Stelle

Maria Antonietta Alivesi e Giusy Di Maio