Pillole di storia della bonifica
Nel mese di Luglio 2013 si costituisce ufficialmente il “Comitato rinascita della bonifica”. Quest’organo, nato spontaneamente per l’iniziativa di otto persone, prevalentemente giovani non ancora quarantenni, nasce con il primario proposito di dar vita ad una nuova entita’ amministrativa autonoma definita “Comune di Porto Conte”.
L’iniziativa del comitato e’ innanzitutto mirata a portare all’evidenza di tutti il gravissimo disagio vissuto dai cittadini dell’agro di Alghero.
Vale la pena di soffermarsi su questo vasto areale che, con i suoi 12.000 ettari costituisce circa la metà del territorio comunale di Alghero. Il cosiddetto agro, o se si preferisce definirlo “bonifica”, la quale vede le prime luci della sua esistenza a partire dagli anni trenta del novecento, con i primi insediamenti del borgo di Fertilia e le prime bonifiche di terreni. Nell’immediato dopoguerra si da il via a quello che e’ una delle piu’ grandi opere di bonifica che la nostra isola abbia mai potuto vedere, strappando alla natura selvaggia migliaia di ettari, rendendoli così coltivabili. Tutto questo gran lavoro unicamente per favorire l’insediamento della societa’ umana che mosse i primi decisi passi con la costituzione delle cinque borgate principali, ovvero Sa Segada, Guardia Grande-Corea, Villassunta, Maristella e Santa Maria La Palma, attorno alla quale ruotavano anche le piu’ piccole Gutierrez ed Arenosu.
Si diede il via anche alla costituzione di una viabilita’ razionale con oltre 120 km di strade, alcuni delle quali asfaltate, condotte per l’irrigazione dei campi e per far giungere nelle case (non in tutte) l’acqua potabile. Tutte le borgate erano dotate di centri di aggregazione sociale, servizi pubblici, come una piazza, le poste, le scuole primarie e, naturalmente, di un bar!
Sotto l’aspetto dello sviluppo economico di certo fu rilevante la nascita della prima “Cantina Sociale” a Santa Maria La Palma e, successivamente, del “Consarcori” per la raccolta e vendita dei cereali prodotti dagli agricoltori e di uno stabilimento di trasformazione del latte, “Coapla”. Nel giro di due decenni, sino agli anni ’60, tutto questo fermento di attivita’ portò’ alla nascita di un mondo per quell’epoca organizzato e pronto ad accettare sfide ambiziose di sviluppo. Quella che era stata sino ai primi anni ’70 una veloce ascesa, negli anni a venire si trasformò in un lento declino che vide gradualmente andare verso il degrado tutto quanto costruito negli anni precedenti.
Le criticità
Tutti gli edifici delle borgate, che beneficiarono solo di sporadiche manutenzioni, iniziarono il loro lento declino, e le strade, che nella maggior parte erano frattanto state asfaltate, necessitavano anch’esse di un minimo di manutenzione. Purtroppo, a tutto questo, negli anni ’90 si aggiunse anche un declino economico e finanziario con la chiusura del “Consarcori” e della centrale “Coapla”.
Ad oggi, tutto questo patrimonio é prossimo alla distruzione, con gli edifici, quasi tutti di proprieta’ della LAORE, ex Ersat, diroccati od in preda ai vandali, oppure occupati da senzatetto.
La viabilità in buona parte necessita di manutenzine straordinaria e di adeguamento alle norme, con molti tratti mai asfaltati. Il suo dissesto crea gravi situazioni di pericolo, accentuato anche dalla totale assenza di toponomastica, che rende così impossibile l’accessibilità alle persone non pratiche dei luoghi.
Importantissimo, anche alla luce delle recenti disastrose alluvioni, il ripristino e la regolare manutenzione dei principali canali di scolo. Una ulteriore grave nota è costituita dall’impianto idrico gestito da “Abbanoa”, le cui tubature sono ancora in ETERNIT!!!
Non sono garantiti i servizi primari ed essenziali, per fare un esempio, persino la scuola agraria è stata chiusa senza troppi clamori e persino l’illuminazione stradale è assente!
Un ultimo servizio carente, se non assente in alcune aree, è la copertura del segnale di telefonia, essenziale nei tempi moderni sotto tutti i punti di vista.
Sino ad ora si e’ parlato di degrado e carenza di infrastrutture, che ovunque sono il presupposto per lo sviluppo di una comunità e del suo territorio.
Il concepimento, la pianificazione, la programmazione e la creazione di queste infrastrutture presuppone la stesura di un piano di sviluppo concreto ed adatto ai tempi moderni, orientato al futuro, che a tutt’oggi è assente!
Un grave blocco è stato posto in tempi relativamente recenti dal PPR (2006) che ha letteralmente congelato tutto questo vasto territorio. La definizione di esso nel PPR come “Bonifica storica”, in assenza di un PUC che ne tracciasse le linee di sviluppo, ha fatto in modo che venisse bloccata ogni forma di sviluppo economico, sia inteso in senso speculativo, sia in senso professionale, impedendo agli agricoltori di creare qualsiasi stabile la cui edificazione fosse mirata allo sviluppo aziendale!!!
Tutto questo ha portato negli anni ad un progressivo spopolamento del territorio.
E’ urgentissimo approvare un PUC che tenga conto delle esigenze della zona. A tal proposito, il Comitato ha recentemente chiesto all’Assessore regionale agli enti locali di prendere in considerazione le problematiche del nostro territorio e, considerate le difficoltà oggettive alla stesura del PUC, provvedere, nell’ottica di una modifica del vecchio PPR, con lo stralcio del territorio in oggetto e con il conseguente svincolo dal blocco edificatorio che a tutt’oggi lo affligge.
Ed ancora, l’esistenza di un parco regionale, creato nel 1999, con l’aspirazione di essere un autentico volano per lo sviluppo turistico ed agroalimentare del territorio, è invece percepito dalla popolazione come una disgrazia per i danni causati alle colture dal sovrappopolamento di cinghiali e daini. E, per contro, non ha mai dato un valore aggiunto ai prodotti in esso coltivati.
Il Comitato come riscossa dei giovani dell’agro
E’ stato tutto questo insieme di problematiche a spingere un gruppo di giovani a costituire il “Comitato per la Rinascita della Bonifica”.
Le vecchie generazioni stanno lasciando spazio ai giovani, molti dei quali laureati, che hanno la consapevolezza dell’elevato potenziale del territorio in cui vivono dalla nascita, ma che sentono, però, le loro aspirazioni frustrate da una classe politica sorda ed impreparata. Classe politica che sino ad oggi è stata solo capace di attingere dalle risorse naturali che questo territorio offre, senza però far ricadere alcunché in esso.
L’iniziativa per la costituzione del “Comune di Porto Conte” ha visto i suoi primi passi concreti con la raccolta firme avvenuta tra il mese di Settembre e quello di Ottobre 2013, con ben 844 consensi su circa 1700 aventi diritto al voto. Circa il 50%, che poteva essere addirittura un 70% se non fosse stato per la vendemmia in corso e la stagione turistica ancora in essere.
L’iter per la costituzione del Comune di Porto Conte
Alla fine di novembre 2013 le firme sono state depositate in Comune per verificarne l’autenticità e dopo di che sono state direttamente spedite presso il distaccamento dell’Assessorato agli Enti Locali di Oristano. Di quì l’affissione all’albo pretorio del Comune nel mese di maggio, dove si dava possibilità a qualunque cittadino di poter sollevare obiezioni sull’iniziativa, entro il 10 luglio 2014. Per precisione va detto che tali opposizioni non potevano costituire blocco per l’iter burocratico della pratica. Tuttavia potevano essere ulteriore argomento di discussione per la “Commissione paritetica”, i cui membri dovranno essere nominati entro il 23 di luglio!
Ci saranno tre sedute della Commissione che si dovranno concludere entro 90 gg dalla prima. Durante questa sessione dovranno essere anche definiti i confini del nuovo comune Qualora non vi fosse accordo tra le parti, al termine dei 90 gg sarà la Regione stessa a stabilirne i confini.
Successivamente il tutto verra’ posto alla firma dell’assessore agli Enti Locali il quale manderà la pratica in Consiglio regionale, che potrà:
a) ratificare la costituzione del nuovo comune vista un’eventuale partecipazione in tal senso della popolazione;
b) indire un referendum solo sul territorio oggetto del contendere;
c) viste le opposizioni della citta’ di Alghero , se ritenute fondate, indire un referendum su tutto il vecchio territorio comunale in merito;
d) Non dar luogo ad alcuna consultazione e bocciare l’iniziativa con una votazione.
La conclusione della vicenda non si vede all’orizzonte
Va detto che sarebbe stato dovere, prima del Commissario e poi del Sindaco, dare opportuna visibilità alla vicenda, anche perché l’attuale primo cittadino ha avuto alcuni incontri con il Comitato, già nella campagna elettorale dei mesi scorsi.
Va comunque sottolineato che la bocciatura della costituzione del Comune di Porto Conte, non corrisponderà al soffocamento di una sommossa, ma rischia di essere l’inizio di una rivoluzione.
I promotori di questa iniziativa, in mancanza di atti e proposte concrete, intendono prendere in considerazione la possibilità di poter aderire ad un’altro comune circostante, piuttosto che assistere al perpetrato abbandono del loro territorio.
Tra le ipotesi propongono un’affascinante idea di un grande comune costiero di Stintino – Palmadula – Porto Conte. Oppure, e questo un po più esilarante, che Maristella divenisse “Marina di Olmedo”.
Per questo motivo e’ fondamentale che i politici locali non si adagino sul fatto che il blocco, da parte della Regione, di questa iniziativa possa corrispondere alla fine della protesta ed è questo il motivo per cui debbono comunque cercare una soluzione che potra’ giungere non da decisioni arbitrarie ma da un sano confronto con la popolazione interessata, alla quale dovra’ essere concesso la giusta attenzione, non per il fatto di essere abitanti dell’agro, ma per il fatto di essere cittadini algheresi!!!