I portavoce in Consiglio Comunale del Movimento Cinque Stelle di Alghero e Sassari – Desirè Manca, Graziano Porcu, Maurilio Murru, Roberto Ferrara e Marco Boscani, in sintonia e sinergia con Nicola Bianchi, portavoce del Movimento alla Camera dei Deputati – prendono congiuntamente posizione in riferimento a quello che è ormai, a tutti gli effetti, il grave e annoso problema dell’approvvigionamento idrico locale e isolano. L’acqua, bene comune, è paradossalmente diventata un lusso nel momento in cui le condizioni climatiche la battezzano come risorsa fondamentale ma scarsamente fruibile in risposta alla siccità imperante che avvolge i territori dell’intera Isola.
NOTA CONGIUNTA, ALGHERO-SASSARI. “Quello in corso si sta rivelando anno particolarmente siccitoso. Qualcuno ha definito il presente come il “momento più critico degli ultimi vent’anni” relativamente alle necessità irrigue e alla disponibilità d’acqua. A tal proposito è fondamentale capire quali strategie e azioni concrete la Regione Sardegna ha portato avanti negli anni – e non semplicemente in rapporto all’emergenza da ultimo minuto – per supplire alla carenza idrica in condizioni di emergenza come questa.
Il sistema degli invasi e la loro impossibilità di raggiungere la massima capacità è triste e nonché arcinota, in considerazione del fatto che gli stessi invasi non risulterebbero essere mai stati collaudati. A questo si aggiunge l’enorme quantità di acqua dispersa da una rete colabrodo: a quanto pare ben oltre il 30% delle risorse effettivamente utilizzate. Anche in questo senso nulla o quasi è stato fatto per ridurre lo spreco, se non qualche inutile toppa qua e là. A ciò si aggiunga il fatto che la Regione non ha portato avanti politiche efficaci volte al contenimento del consumo idrico, né in ambito “civile” per le acque potabilI né, tantomeno, in ambito agricolo per l’irrigazione dei campi.
La questione diviene ancora più tragica nel momento in cui la regia regionale, negli anni, ha avallato progetti che hanno implicato l’investimento – a danno dei cittadini – di decine di milioni di euro per interventi non soltanto a volte inutili, ma addirittura dannosi. Il riferimento esplicito è relativo al finanziamento e alla realizzazione dei depuratori di Alghero e di Sassari: esempi di scarsa lungimiranza, di cattiva gestione della risorsa, di danno alla comunità
Sassari, nel 2001, inizia l’iter per la realizzazione del depuratore di Caniga [link], per il quale sono stati destinati ben 18 milioni euro. Il progetto, finalizzato al riuso irriguo delle acque depurate, prevedeva lo sversamento delle acque depurate nel Cuga attraverso una condotta che dal quartiere di Caniga arrivava sino al bacino: costo complessivo, 12,5 milioni di euro. Ad opera ormai conclusa però arrivò il diniego, da parte dell’Autorità d’ambito, legato allo sversamento diretto nel Cuga, definito intanto bacino strategico (multifunzionale). Pensarci prima no? Troppo semplice fare le cose per bene quando l’esigenza è complicarsi la vita. La soluzione? Miscelare le acque depurate con quelle grezze del Cuga nel il canale aperto di Monte Baranta, tramite la realizzazione di un bypass al costo di ulteriori 3,1 milioni di euro finanziati sempre dalla Regione [link].
Poco dopo ad Alghero inizia l’iter per la realizzazione del nuovo depuratore di San Marco, realizzato grazie a fondi europei, con la finalità del riuso irriguo delle acque depurate. Entrato in esercizio nel 2007, a parte una breve fase sperimentale, il riuso delle acque depurate non ha mai viaggiato a regime, determinando un costante sversamento nelle acque dello stagno del Calik, con tutti i disastri ambientali che ne conseguono.
Basterebbero questi dettagli, per evidenziare il fatto che la gestione della risorsa idrica da parte della Regione Sardegna fa acqua da tutte le parti. Ma ciò che è veramente assurdo è che sia stata autorizzata la realizzazione e la coesistenza di due impianti che – in teoria – vorrebbero fare la stessa cosa ma che – in pratica – non posso farla contemporaneamente. In parole povere: se Sassari miscela le acque a Monte Baranta, Alghero non può rimiscelarle a valle perché, dall’unica condotta esistente, arrivano già miscelate. Ma di tutto ciò nel Piano di Gestione del Consorzio della Nurra [link] non si fa cenno. Questo Piano, funzionale al riuso irriguo delle acque in uscita dal depuratore di San Marco, fa più volte riferimento alla vasca di compenso di Monte Baranta ma non prende minimamente in considerazione le acque in arrivo dal depuratore di Sassari, particolare che evidentemente sfugge alla Ragione. Fondamentale nota a margine: la miscelazione delle acque depurate può avvenire esclusivamente con acque grezze.
Si tratta di un mostruoso errore di strategia e pianificazione, frutto della piena e riconosciuta incompatibilità e incongruenza degli interventi proposti. Intanto nel 2017 la Sardegna, il nord Ovest in particolare, vive in piena emergenza idrica. I tecnici preposti faranno i salti mortali per garantire, in qualche modo, l’approvvigionamento idrico alle zone colpite dalla siccità. Una soluzione tampone nell’immediato, ma se la politica regionale non si adopererà per pianificare adeguatamente e investire seriamente risorse, nel breve medio periodo il problema si ripresenterà. Servono impegno e risorse per migliorare il collegamento tra i bacini e la qualità degli impianti di depurazione, per rinnovare le condotte e gli impianti e, ultimo punto ma non certo per importanza, per attuare pratiche di contenimento dei consumi civili e agricoli. Senza tutto ciò saremo destinati a patire spesso crisi come questa nel prossimo futuro.